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MANIFESTO APERTO

Oggi è stato siglato, dai sindaci di 41 Comuni e dai rappresentanti di numerose parti sociali tra cui CGIL Bari, il nuovo MANIFESTO APERTO nell’ambito del Piano Strategico della Città Metropolitana di Bari. È il risultato della importante esperienza del Partenariato Economico Sociale che ci ha visto coinvolti nell’ambito del PON METRO. Il Piano Strategico Metropolitano (PSM) è uno strumento fondativo della città Metropolitana di Bari che si è evoluto nel tempo in modo iterativo e mai conclusivo, un laboratorio permanente impegnato nell’elaborazione di nuove visioni di futuro sincronizzate con le grandi sfide del futuro e che ci impone ora il confronto con uno scenario globale profondamente modificato dal COVID19. Il PSM si pone, ora, l’obiettivo di costruire strategie basate su misure sistemiche di lunga gittata concettuale, atte a rispondere alla crisi pandemica che ispirandosi all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e al NEXTGENERATION EU, a innescare la ripartenza e a supportare la ripresa fino almeno al 2030.

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SINDACATO

Gigia Bucci – Azioni per favorire la bilateralità artigiana a Bari

La Camera del lavoro di bari nell’ambito del progetto artigianato pugliese, intende affrontare con maggiore attenzione e determinazione la presenza sul territorio. Questa scelta che noi confermiamo anche oggi parte da alcune considerazioni politiche di fondo: la necessità di costruire un sistema di rete con le varie associazioni datoriali di categoria e insieme a queste in un processo di reciproca legittimazione rendere esigibikli istituti contrattuali che rappresentano forme importanti di welfare che per la maggior parte non sono conosciuti dai lavoratori anche per nostra responsabilità nel non riuscire a rendere esigibili le conquiste territoriali che sul piano nazionale abbiamo realizzato.

Nel nostro territorio questa contraddizione è ancora più strifdente in quanto il numero dei lavoratori impiegati in azinde artigiane è di gran lunga superiore a quello di altre aziende.

Da qui la necessità della bilateralità come rappresentanza di servizi.

Il nostro impegno è quindi teso a mettere a disposizione dei lavoratori strumenti di cui oggi non usufruiscono e allo stesso tempo una grande opportunità per noi di essere presenti in tantissime aziende nelle quali non siamo mai stati presenti.

Questa esperienza ci permetterebbe anche di compiere una comparazione più vera tra welfare territoriale e welfare aziendale.

Questo parla a noi e alla nostra capacità di innovarci nell’essere sindacato.

Le pesanti criticità in cui già versava il settore dell’artigianato, acuite ulteriormente dalla crisi economica, determinata dall’emergenza sanitaria in corso e le conseguenti difficoltà delle imprese, richiedono di avviare un percorso di condivisione con i consulenti del lavoro che per noi rappresentano la spinta necessaria a scegliere la strada dell’innovazione insita anche nella dimensione aziendale.

Questo è ancora più vero alla luce della crisi sanitaria ed economica, che dispiegherà i suoi effetti anche nei prossimi mesi e che ha ulteriormente messo in discussione i grandi sistemi universalistici, come la scuola, la sanità, il mercato del lavoro, il welfare.

Sistemi universalistici che la bilateralità può contribuire a non mortificare, bensì a renderli sempre più facilmente esigibili attraverso un lavoro di ricomposizione, di integrazione e di cambiamento rispetto alle mutate esigenze dei lavoratori e della società.

Parlare di bilateralità significa parlare di contrattazione sindacale, di quel complesso cioè di strumenti, enti, fondi in cui le parti sociali agiscono di concerto al fine non solo di addivenire   alla sottoscrizione di intese utili al consolidamento della contrattazione ma che permetta alle lavoratrici ed ai lavoratori di usufruire di servizi e prestazioni che talvolta lo stato non eroga. 

Ciò è oggi confermato dagli innumerevoli contratti nazionali sottoscritti, i quali hanno previsto o esteso i contenuti della bilateralità con accordi sul welfare, sui premi di produttività ed in generale sulla estensione dei diritti e delle prestazioni, intervenendo per via contrattuale.

Questo momento storico richiede pertanto risposte immediate ai tanti che ci chiedono e ci chiederanno di tutelarli in una fase così difficile.

Pertanto, ragionare sulla bilateralità artigiana oggi, significa mettere a terra quelle tante opportunità che la stessa offre sia ai lavoratori che alle imprese.

Gli interventi che si susseguiranno metteranno in evidenza i molteplici strumenti e sostegni concreti che la stessa offre.

Non ruberò tempo, pertanto, nel soffermarmi sui singoli ambiti di azione, limitandomi ad elencare schematicamente quali sono i principali ossia :

Le prestazioni erogate nei confronti dei lavoratori e delle imprese dall’Ebap sono complessivamente 24 e vanno dal sostegno al reddito per crisi aziendali, al supporto agli investimenti in innovazione, sicurezza e qualità, ma anche borse di studio ed altre provvidenze in favore dei figli di artigiani e lavoratori.

La sanità integrativa, ossia un’occasione per rafforzare il welfare sanitario tramite l’assistenza sanitaria integrativa offerta da San.Arti. che permette agli iscritti di usufruire di prestazioni nel campo della chirurgia, prevenzione, riabilitazione, odontoiatria, diagnostica e medicina specialistica, costituendo dunque uno strumento utile al fine di garantire la salute, anche promuovendo azioni sinergiche con il Sistema Sanitario Regionale per la definizione di convenzioni per l’erogazione di prestazioni sanitarie. 

Salute e sicurezza, tematiche di strettissima attualità, perché legate alla sicurezza sul lavoro, all’applicazione dei protocolli di sicurezza e relative misure di protezione dei lavoratori.

 Come anche il ruolo degli stessi Rlst diventano importanti  al fine di fornire informazioni ai lavoratori sulle misure da adottare in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro, collaborando con il medico competente e con il consulente.

Formazione: altro punto importante che vogliamo sviluppare è legato alla formazione, come elemento di rafforzamento della competitività aziendale e come leva per il miglioramento individuale dei lavoratori, servendoci  degli strumenti che ci pervengono dalla bilateralità ossia  FondArtigianato.

D’altronde, le stesse parti sociali negli accordi regionali sottoscritti hanno individuato nella bilateralità lo strumento per definire, all’interno di relazioni sindacali partecipate, politiche di settore ed interventi di potenziamento delle competenze individuali dei lavoratori e ancora, attraverso i fondi interprofessionali, specifici interventi in materia di formazione continua.

certificazione contratti

L’attivazione di una Commissione di Certificazione dei Contratti di lavoro, ai sensi del D.lgs. 276/2003, rappresenta un nuovo servizio per datori di lavoro e dipendenti attraverso uno strumento di grande utilità per assicurare la correttezza dei rapporti tra datore di lavoro e dipendenti ed abbattere il rischio di contenzioso. Difatti tramite la certificazione, il contratto riceve un “bollino di qualità” che attesta la genuinità e la rispondenza formale del suo contenuto rispetto alla volontà espressa dalle parti.

Crediamo che i lavoratori e i datori di lavoro, così come i professionisti che li supportano, tramite questo strumento possano migliorare il loro rapporto ed anche accrescere la consapevolezza delle parti in fase di stipulazione del contratto.

Commissione, composta da professori universitari di diritto del lavoro di chiara fama e competenza, la Prof.ssa Madia D’Onghia, il Prof. Bavaro e il Prof. Leccese, garantendo così, non solo la dovuta terzietà, ma anche  assicurando, la qualità della Commissione stessa.  

Pertanto, pur nella difficoltà di promuovere oggi, in una fase ancora di forti restrizioni anche dal punto di vista  dell’ agibilità fisica, abbiamo in questi mesi costituito 16 sportelli di informazione e dispiego delle richieste relative ad Ebap e Sanarti.

Abbiamo, avviato incontri presso le nostre Camere del Lavoro Comunali con consulenti del lavoro e rappresentanti di imprese.

Avviato una campagna pubblicitaria utilizzando i nostri canali social evidenziando le prestazioni di cui poter usufruire.

Possiamo contare su una rete di sedi, praticamente su tutto il territorio relativo alla Provincia di Bari,  con i loro coordinatori, operatori dei servizi  e volontari che possono oggi essere già presidi operativi per la bilateralità artigiana.

Importante è l’accordo regionale sottoscritto recentemente da parte di tutti i soggetti interessati che conferma come sia necessario avviare una campagna straordinaria su tutto il territorio che rilanci il sistema della bilateralità artigiana pugliese informando e sensibilizzando imprese e lavoratori e nel contempo rafforzando la presenza del sistema bilaterale artigiano sull’intero territorio pugliese.

Ad oggi ci sono circa 20.000 aziende artigiane in Provincia di Bari iscritte all’Ebap Puglia, con all’incirca 80.000 lavoratori, registrando dunque un forte incremento.

Questa importante platea di aziende e lavoratori ci fanno comprendere la strategicità del progetto, nel momento in cui, anche grazie ad una forte interazione con le Camere del Lavoro Comunali, Categorie e Sistema servizi ci può permettere di intercettare una importante numero di lavoratori e offrire loro rappresentanza e tutela, sia attraverso un welfare  aggiuntivo garantito dalle prestazioni Ebap e Sanarti sia in merito a  salute e sicurezza sui luoghi di lavoro anche per tramite dei nostri Rlst.

Il Progetto Artigianato, insomma può, in un’ottica di integrazione,  ricomporre un sistema di tutele e di diritti, a sostegno del sistema pubblico, che l’emergenza pandemica ha messo in crisi e in discussione, non tuttavia sostituendosi allo stesso, rendendo questo paese meno diseguale e frammentato, più solidale e coeso.

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Ripartiamo dal lavoro delle donne

Oggi, presso il Comune di Bari, presentiamo il nostro calendario “Ripartiamo dal lavoro delle donne”. Abbiamo immaginato di invertire un modello di comunicazione: il calendario ha storicamente messo in mostra la bellezza del corpo femminile. Il calendario di CGIL Bari rilancia, invece, il valore del lavoro della donna, ripercorre le difficoltà che le donne hanno incontrato in questo anno di pandemia sottolineando però anche il loro impegno fondamentale, per la nostra società, in questi tempi difficili. Negli ultimi mesi le donne sono state protagoniste dell’emergenza sanitaria. Le nostre rappresentanti hanno continuato l’azione di rivendicazione di diritti e tutele.Moltissime donne però hanno dovuto rinunciare al lavoro: le dimissioni volontarie sono aumentate incredibilmente e questo rappresenta una reale impossibilità di conciliare la vita privata con l’affermazione dei propri percorso di studio, di emancipazione, di occupazione.Le forme lavorative che spesso hanno caratterizzato l’impiego femminile, i contratti a termine, i mancati rinnovi hanno fatto in modo che molte donne si richiudessero nella loro realtà privata. Una realtà privata che non sempre corrisponde ad un nido sicuro: a volte proprio la dimensione privata nasconde frustrazione e rassegnazione e in altri casi violenza e sottomissione. Lo Smart Working non è stata la soluzione, anzi in molti casi ha dimostrato quanto operiamo in un mondo del lavoro che si basa su un modello incentrato sulle esigenze maschili. In tutto questo la Puglia continua ad essere la quinta regione in Europa per divario di genere. Il nostro calendario è in occasione per rilanciare l’esigenza di ricostruire il mondo del lavoro partendo da una attenzione particolare alle esigenze delle Donne, per sottolineare la necessità di strutturare un Patto sociale che faccia della contrattazione una occasione importante per incidere sulle politiche di innovazione, lavoro e sviluppo.

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SCELGO IO!

SCELGO IO!

Basta contese sul corpo delle donne.Siamo una storia di diritti e di conquiste incancellabili.

“Scelgo io!” è l’atto di autodeterminazione, di coraggio e di rivendicazione di ogni donna, libera di scegliere del proprio corpo.

“Scelgo io!” è un diritto, la conquista di profonde e intense battaglie delle donne per affermare la necessità di tornare ad essere padrone del proprio corpo.

“Scelgo io!” è un auspicio e una promessa di impegno: perchè la società civile e le istituzioni siano sempre garanti di tali conquiste non ostacolandone l’esercizio.

#mybodymychoice

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PF24 E ACCESSO ALL’INSEGNAMENTO

Il percorso formativo 24cfu è un corso istituito dall’UniBa finalizzato ad accumulare i 24cfu necessari ad accedere all’insegnamento.

Come e quando ci si può iscrivere? In cosa consistono le prove? Quali sono le materie in cui devo ottenere i cfu? Come si compila il piano di studi? Quali sono le classi di concorso a cui posso accedere?Tante sono le domande che affollano questi giorni studenti e aspiranti insegnanti!

📌 PROVIAMO A RISPONDERE INSIEME! 📌➡️

Partecipa anche tu all’incontro online per chiarire tutti i tuoi dubbi sul pf24 e il concorso scuola⏰ Oggi alle ore 17:30💻

In diretta Facebook sulla pagina di Link Bari

Con:

Antonella Vulcano (FLC CGIL Bari)

Daniela Cagnazzo (ADI Bari)

Lucia Giannuzzi (Link Bari)

Valerio Fresa (Link Bari)

Non perdertelo!

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NESSUN PROFITTO SULLA VITA DELLE PERSONE

Vaccini e cure anti-pandemiche sono un bene pubblico globale. O almeno dovrebbero esserlo. Per questo una petizione reclama un intervento dell’Unione europea.

Serve un milione di firme per chiedere che vaccini e cure siano gratuiti per tutti, che i finanziamenti pubblici siano utilizzati in modo trasparente e controllato e che si impedisca alle aziende farmaceutiche di lucrare sulla salute delle persone.

La sicurezza è un diritto universale e questa è una battaglia di diritto.

🖊FIRMA anche tu l’iniziativa dei cittadini europei per il diritto alla cura e il vaccino bene comune su: https://noprofitonpandemic.eu/it/

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LAVORARE NEI GIORNI FESTIVI NON E’ UN OBBLIGO

L’azienda definisce “sanzione per assenza ingiustificata” la multa che fa al proprio dipendente, sottraendogli 4 ore dalla retribuzione giornaliera. Il lavoratore non era a lavoro perché stava aderendo allo sciopero del 2 giugno 2018 organizzato dalla Filcams Cgil Bari contro le aperture festive. La categoria dei lavoratori del commercio di cui il lavoratore è rappresentante sindacale presenta ricorso e lo vince. Il giudice dichiara illegittima la sanzione irrogata dall’azienda e ne dispone l’annullamento. È quanto accaduto a Pierpaolo Scattarella, Rsa della categoria e lavoratore di Ikea nel capoluogo pugliese.“Il lavoratore non può essere obbligato alla prestazione di lavoro festivo e non può esser sanzionato disciplinarmente per l’assenza “. È questa la motivazione della sentenza a favore del lavoratore con cui si è espressa laSezione lavoro e previdenza del tribunale di Bari a seguito del ricorso promosso dalla Filcams Cgil provinciale presentato dall’ Avvocato Ivana Carso. “Un importante risultato si aggiunge alla nostra battaglia contro le aperture selvagge nel settore del commercio – dichiara Antonio Miccoli, Segretario Generale Filcams Cgil Bari.È una sentenza importante perché sancisce in maniera chiara ed inequivocabile il principio per cui “Il diritto del lavoratore di astenersi dall’attività lavorativa in occasione delle festività infrasettimanali celebrative di ricorrenze civili è un diritto soggettivo ed è pieno con carattere generale” (così, da ultimo, Cassazione civile sez. lav., 15/07/2019, n.18887)Una vittoria doppia dichiara la segretaria della Cgil di Bari Gigia Bucci perché viene riconosciuto al lavoratore il diritto al riposo nelle giornate festive infrasettimanali e quello di scioperare proprio in quelle giornate contro chi vuole tenere aperti negozi e centri commerciali durante le festività. Questa sentenza infatti riconosce al lavoratore il diritto di astenersi dal prestare la propria attività in determinate festività celebrative di ricorrenze civili e religiose, con esclusione, quindi, di eventuali sue integrazioni analogiche o commistioni con altre discipline (Cass. n. 22482 del 2016)”.È una sentenza innovativa, continua Miccoli, in quanto il giudice nel merito pone in giusto risalto che “il diritto a fruire di riposo nei giorni festivi è un diritto del lavoratore che può costituire oggetto di una contrattazione ampia con il datore di lavoro, nell’ottica della collaborazione del contemperamento con le esigenze datoriali, ma non può essere oggetto di una completa dismissione da parte del lavoratore, soprattutto laddove tale dismissione avviene al momento dell’assunzione, ovvero al momento in cui i rapporti di forza sono completamente squilibrati a vantaggio del datore (come provata dalla unilaterale predisposizione delle condizioni contrattuali…)”. Si tratta, concludono Bucci e Miccoli, di una decisione fondamentale per la nostra battaglia alla distinzione tra disponibilità o obbligatorietà. Nei contratti individuali i lavoratori spesso firmano la disponibilità al lavoro festivo, ma la disponibilità non vuol dire obbligatorietà e questa sentenza avvalora le nostre lotte. Sono molto contento per la sentenza del tribunale di Bari, dichiara Pierpaolo Scattarella che si augura possa esser utile a tanti altri lavoratori del commercio a cui viene negato il diritto di scegliere se esser in turno o meno durante i giorni festivi.

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PRESTAZIONI A FAVORE DEI LAVORATORI

La collaborazione tra EBAP e CGIL ha portato all’attivazione di numerosi sportelli degli Artigiani sul territorio, attivi per sostenere lavoratori e imprese nella attivazione di preziose misure a sostegno del reddito. Scopri tutte le misure attive contattando la sede più vicina da te: www.cgilbari.it/entebilateraleartigianato

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Bilancio di questo 2020, speranze e progetti per il 2021

Il 2020 è l’anno del Covid che sarà ricordato per l’emergenza sanitaria, economica, lavorativa, sociale, determinata dalla pandemia, i cui effetti sono ad oggi ancora imponderabili per estensione e profondità. Stiamo attraversando una recessione profonda con ricadute sugli assetti economici e produttivi, pesanti e durature. Siamo stati catapultati in una nuova dimensione che ha cambiato abitudini e stili di vita. Distanziamento sociale e mobilità ridotta hanno modificato la scala dei valori, rivoluzionandone le priorità. E se è tornata centrale la persona, i suoi bisogni primari, il territorio, l’ambiente, l’altra faccia di questo cambiamento è rappresentato dalla crescita dell’incertezza verso il futuro e dalla paura per la salute e per il lavoro. L’anno che verrà sarà quello delle risposte nuove, inedite e coraggiose, necessarie per non lasciare nessuno indietro a cominciare dalla medicina territoriale, cruciale per il cambiamento delle politiche economiche e sociali. La sicurezza che per noi è da sempre un tema fondamentale, deve muovere ogni logica di confronto e di azione con la parte pubblica e privata. Questo si tradurrà in sicurezza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle città. Il confronto già avviato con l’amministrazione comunale ci porterà a definire quale modello di città la pandemia ha prodotto, definendo azioni cardine per il trasporto pubblico, per quello privato, per la cultura (sperando in Bari Capitale 2021), per l’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese, per la ridefinizione degli orari nelle scuole e nell’ambito dello smart working. Spingeremo sull’acceleratore dell’innovazione, della riconversione ecologica, del cambio energetico, facendo investimenti in settori come turismo e cultura, automotive, siderurgia, edilizia, welfare, pilastri della qualità e della quantità della ripresa produttiva. La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche sociali, riconfermandone il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. L’emergenza sanitaria ha messo a nudo il nostro sistema di welfare, già estremamente debole se pensiamo alle infrastrutture sociali, al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario un piano nazionale dedicato alla riduzione delle sperequazioni territoriali, con particolare attenzione al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio- assistenziali e dell’assistenza domiciliare. Punteremo su istruzione e formazione, infrastrutture di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile. L’emergenza deve consentire al nostro Paese di recuperare i divari sociali e territoriali storici nel sistema scolastico e universitario attraverso un piano di investimenti pubblici straordinari, rafforzare e valorizzare il sistema della conoscenza e rispondere alle diseguaglianze che hanno ampliato la povertà educativa che nella fase pandemica si è ulteriormente aggravata. Nonostante incertezze e difficoltà, abbiamo continuato a svolgere con entusiasmo la nostra azione e il nostro impegno nel continuare a garantire tutele e diritti a decine di migliaia di lavoratori e pensionati.
A differenza del passato oggi abbiamo una Europa più solidale e l’Italia disporrà nei prossimi anni di 209 miliardi del recovery found, oltre ai fondi comunitari e alle altre risorse europee. Il dibattito politico si sta attardando su chi deve gestire queste risorse trascurando il come gestirle e cosa fare. Per noi le scelte sono chiare: mezzogiorno e città. Se vogliamo far ripartire l’Italia occorre investire nel mezzogiorno, nelle infrastrutture, nella cura del territorio a partire dalle coste e dalle aree interne. Centrale sarà la rigenerazione urbana perche è sulla capacità di risposta che sapremo dare ai nuovi bisogni che si misurerà la capacità del paese di agganciare la ripresa. E infine ma non per ultimo, il mio pensiero è rivolto alle donne. Per troppo tempo si è dato per scontato che la cura dei bambini e degli anziani fosse esclusivamente delle donne che forniscono in questo modo un enorme sussidio all’economia. La pandemia ci ha mostrato l’esatto contrario così come ha brutalmente rivelato cifre che mai avremmo voluto conoscere ma che da sempre erano sotto i nostri occhi. Una donna su cinque ha subito violenza domestica in questo anno. L’uguaglianza di genere e i diritti delle donne sono essenziali non solo per superare questa pandemia, ma per costruire modelli di società che siano paritarie, inclusive e resilienti. Questo deve essere l’impegno da assumere tutti insieme, un passo alla volta non solo per il 2021, ma per sempre.

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Gigia Bucci – Relazione Direttivo 21.12.20

Care compagne/i,

il 2020 è l’anno del Covid che sarà ricordato per l’emergenza sanitaria, economica, lavorativa, sociale, determinata dalla pandemia, i cui effetti sono ad oggi ancora imponderabili per estensione e profondità. Stiamo attraversando una recessione profonda con ricadute sugli assetti economici e produttivi, pesanti e durature. Siamo stati catapultati in una nuova dimensione che ha cambiato abitudini e stili di vita. Distanziamento sociale e mobilità ridotta hanno modificato la scala dei valori, rivoluzionandone le priorità.

E se è tornata centrale la persona, i suoi bisogni primari, il territorio, l’ambiente, l’altra faccia di questo cambiamento è rappresentato dalla crescita dell’incertezza verso il futuro e dalla paura per la salute e per il lavoro. L’anno che verrà sarà quello delle risposte nuove, inedite e coraggiose, necessarie per non lasciare nessuno indietro a cominciare dalla medicina territoriale, cruciale per il cambiamento delle politiche economiche e sociali.

A differenza del passato, occorrerà che gli interventi straordinari che si stanno mettendo in campo abbiano come priorità la tutela del lavoro oltre che la tutela della salute: non si può usare la pandemia per mettere in discussione i diritti nel lavoro, non si può usare la pandemia per arretrare sul versante dei diritti.

La sicurezza che per noi è da sempre un tema fondamentale, deve muovere ogni logica di confronto e di azione con la parte pubblica e privata. Questo si tradurrà in sicurezza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle città. Il confronto già avviato con l’amministrazione comunale ci porterà a definire quale modello di città la pandemia ha prodotto, definendo azioni cardine per il trasporto pubblico, per quello privato, per la cultura e lo sport, per l’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese, per la ridefinizione degli orari nelle scuole e nell’ambito dello smart working.

Spingeremo sull’acceleratore dell’innovazione, della riconversione ecologica, del cambio energetico, facendo investimenti in settori come turismo e cultura, automotive, siderurgia, edilizia, welfare, pilastri della qualità e della quantità della ripresa produttiva. Punteremo su istruzione e formazione, infrastrutture di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile.

Sono nati nuovi bisogni e sono cambiate le condizioni, per cui non si può rispondere con l’armamentario noto di chi ha come unico obiettivo lo scaricare, sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, le conseguenze di tutto ciò. Serve in concreto una valutazione seria sulla possibilità di riduzione generalizzata degli orari e del tempo di lavoro, a parità di salario, finalizzando la redistribuzione dell’orario a favore dell’occupazione e della sua qualità. E quindi se l’emergenza sanitaria ha messo al centro il LAVORO significa che ha messo al centro anche NOI, ecco perché resto convinta che può essere e deve essere per noi una importante OPPORTUNITA’.

Partendo proprio dal protocollo nazionale in materia di salute e sicurezza dobbiamo fare in modo con la nostra azione quotidiana che ogni azienda deve e dovrà in prospettiva essere dotata di un protocollo di sicurezza, in cui sia chiara la scelta del «distanziamento sociale» attraverso una pluralità di strumenti, sia logistici che di organizzazione del lavoro: organizzazione dei turni, flessibilità e articolazione degli orari di entrata e di uscita, rallentamento del ciclo produttivo e dei volumi, gestione delle mense, riorganizzazione del «layout» aziendale oltre che i necessari presidi e dispositivi di protezione individuale come definiti nel Protocollo del 14 marzo. La produzione deve essere commisurata alla sicurezza e non il contrario. E ciò deve valere per tutte le imprese che operano nella filiera (appalti, contoterzisti ecc.), così come va ripensato e pianificato il sistema di trasporto pubblico-privato dei lavoratori e delle lavoratrici e in generale dei cittadini particolarmente nelle aree metropolitane.

Il fattore «tempo» scandirà i successi e gli insuccessi del dopo pandemia: il tempo di rialzarsi, di riprendere velocità, di riconquistare normalità.

Siamo in una fase di straordinaria trasformazione degli assetti produttivi, del lavoro oltre che della vita delle persone. Qualificare le scelte che si faranno adesso servirà per il futuro: centralità dei bisogni fondamentali della persona e del territorio, valore al lavoro e sfide globali, riconversione ecologica e ambientale e digitalizzazione. Per fare ciò serve un nuovo protagonismo di uno Stato che, non solo in questa fase straordinaria, non può svolgere semplicemente il ruolo di regolatore del «traffico» economico. Deve ergersi ad attore primario. Questo rinnovato ruolo pubblico non deve riguardare solo le politiche nazionali ma anche quelle europee.

Il pubblico dibattito sul Recovery Plan (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) può riportare l’Italia sulla strada giusta. Ma solo se sapremo davvero “dibattere”. Di fronte a una calamità naturale e sociale come la pandemia, che impatta su tutte le dimensioni della vita umana in misura e modi così diversi e che obbliga una moltitudine di persone a ridisegnare la propria esistenza, una stagione di nuovo sviluppo non potrà mai nascere in stanze chiuse, senza mobilitare i saperi e senza che si crei una coesione nazionale.

Ancor più per un Paese che da oltre vent’anni vede peggiorare la propria condizione economica e sociale, in assoluto e rispetto agli altri. E che a un tale destino è sembrato a tratti rassegnarsi.

Ma la storia, la pratica e perfino la “teoria della scelta sociale” ci dicono che per trovare un accordo, un’intersezione, fra posizioni diverse e arrivare a scelte condivise, il dibattito deve essere non solo pubblico, ma anche acceso, aperto, informato e ragionevole, ossia attento ai punti di vista e alle idee altrui.

Come in altre fasi, l’Unione Europea ci viene in aiuto. Anzi, questa volta va oltre. Non ci dà solo un obiettivo di portata storica (come per l’euro) capace di mobilitare e fondere l’impegno dell’intero Paese. Non ci induce soltanto ad ammodernare parti del sistema economico (come di continuo l’UE ha fatto con gli strumenti del mercato unico e della concorrenza) e sociale (come è avvenuto con un’ampia gamma di direttive, dalla parità di genere alla protezione del consumatore). Questa volta l’UE ci dà tre stimoli in più : 1) l’invito a condividere con gli altri Paesi un disegno comune (verde, digitale, riduzione delle disuguaglianze) ; 2) ingenti risorse finanziarie per realizzarlo e per innestarlo nei bilanci nazionali ; 3) un metodo nuovo, sotto due profili cruciali : a) non più solo investimenti, ma anche riforme ; b) un dispositivo di rimborsi delle spese in base all’esibizione non semplicemente dei pagamenti effettuati, ma anche della prova della realizzazione delle azioni programmate e soprattutto dei loro risultati in termini di benessere economico e sociale.

Si parta, è una base, dal documento circolato, dalla visione espressa nelle sue prime pagine, dalle missioni generali che ne discendono; ma per tradurli, attraverso il pubblico dibattito, in risultati attesi, misurabili e verificabili. Sono questi che contano, per i cittadini e per l’UE. Solo così si può verificare la validità dei progetti proposti.

Non possiamo fare come negli ultimi decenni quando successivi governi e Parlamenti, attraverso il debito pubblico, hanno forzosamente “preso a prestito” dagli italiani di domani risorse altrettanto ingenti, bruciandole senza generare sviluppo. E allora il governo di attuazione del Piano deve rappresentare il primo passo della rigenerazione delle Pubbliche Amministrazioni.

Cogliere l’irripetibile occasione del massiccio ricambio generazionale.

La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche economiche e sociali, perché è una risorsa non secondaria per contrastare la crisi economica e di coesione alla quale andiamo incontro. È necessario riconfermare il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. A partire dalla spesa pubblica mirata a contenere l’epidemia da Coronavirus (acquisti diretti, investimenti pubblici, assunzioni straordinarie PA, rafforzamento del sistema dei servizi pubblici, l’implementazione a tutti i livelli di tecnologie avanzate e innovative ecc.), occorre consolidare il sistema sanitario nazionale come scelta universalistica ripensando il rapporto con il sistema della sanità privata accreditata e con la spesa intermediata e con misure che lo rafforzino strutturalmente anche nella capacità funzionale di rispondere alle emergenze (Legge quadro, Sistema di protezione civile). L’emergenza sanitaria ha messo a nudo l’indebolimento del nostro sistema di welfare, dalle infrastrutture sociali al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario, a questo proposito, un piano nazionale dedicato alla riduzione delle sperequazioni territoriali, con particolare attenzione al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio- assistenziali e dell’assistenza domiciliare.

Il sistema dell’istruzione e della formazione è infrastruttura di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile: l’emergenza deve consentire al nostro paese di recuperare i divari sociali e territoriali storici nel sistema scolastico e universitario attraverso un piano di investimenti pubblici straordinari, rafforzare e valorizzare il sistema della conoscenza e rispondere alle diseguaglianze che hanno ampliato la condizione di dalla povertà educativa che nella fase pandemica si è ulteriormente aggravata.

Prevedere un Piano nazionale di edilizia pubblica a consumo di suolo zero che coniughi progetti di rigenerazione urbana a interventi finalizzati alla riduzione del disagio abitativo, e alla riqualificazione dell’edilizia scolastica e sanitaria con particolare riferimento alle aree degradate e alle periferie. Accelerare la ricostruzione, pubblica e privata, nei grandi canteri della ricostruzione post sisma, con piani di sviluppo complessi, economici e di ricostruzione delle comunità.

Come ho anticipato in apertura di relazione, lLe interlocuzioni con le istituzioni che da tempo e con fatica abbiamo costruito, in questo anno hanno portato a tagliare importanti traguardi. Primo fra tutti quello che, secondo l’indagine del Sole 24ore, pone Bari al primo posto per la spesa pubblica relativa ai Fondi Europei 2014 – 2020 per l’agenda digitale. Questo, e lo rivendico con fierezza, è un risultato da ascrivere alla nostra organizzazione che ha costruito nel tempo un vero e proprio ponte con l’amministrazione comunale che ha portato a risultati concreti. L’investimento sugli autobus a metano, è solo un esempio.

Abbiamo innescato un approccio di rappresentanza con i lavoratori cosiddetti atipici, scoprendo che tanto atipici non sono, perché proprio quelle attività che molti giovani svolgono da anni e senza diritti, senza tutele, sono stati e sono tuttora che il virus ancora ci attanaglia, indispensabili per farci sopravvivere. Pensiamo ai riders, e alla impossibilità di avere un dialogo, un confronto con le loro parti datoriali mai presenti in un confronto con le parti sociali. Grazie ad un rapporto di alleanza abbiamo provato attraverso due progetti, uno con l’università e l’altro con la motorizzazione civile, a costruire un protocollo che guardasse al tema della sicurezza della salute e dei lavoratori provando a tirare dentro anche quelle parti datoriali “astratte”. Siamo riusciti finalmente a confrontarci e insieme all’amministrazione comunale stiamo per sottoscrivere il primo accordo territoriale per rendere vincolante la formazione sulla sicurezza per tutti coloro che attivano un rapporto di lavoro con una di queste piattaforme. Questo è un grande risultato politico e sindacale. Attraverso la collaborazione con il Politecnico di Bari attiveremo un protocollo sottoscritto anche da Inail, oltre che dalle parti sociali, che ci permetterà di incrociare le rivendicazioni di questi lavoratori e di aprire un confronto e un dialogo con le parti datoriali. 

Per queste ragioni, nonostante  l’incertezza della fase, facciamo bene, anche qui in Puglia e a BARI  a continuare e ad accentuare l’impegno per rafforzare la nostra capacità di rappresentanza e consolidare il nostro insediamento nei luoghi di lavoro e nel territorio, proprio per essere in grado di  continuare a difendere al meglio il lavoro e diritti in questa fase di difficoltà e di maggiore richiesta di tutele sociali.

La conferma di questo nostro impegno politico trova risposta nella proposta di bilancio di previsione 2021, una proposta che, in continuità con gli scorsi anni, concentra gli investimenti e le risorse, ancora una volta, in particolare su alcune importanti priorità:

  • il tesseramento innanzitutto, puntando all’aumento delle iscrizioni di lavoratori e pensionati;
  •  l’aumento delle attività di tutela individuale, che generano da tempo oltre due terzi del nostro tesseramento;
  • le tenuta e il rafforzamento del nostro insediamento territoriale e nei luoghi di lavoro.

I tre progetti sui riders e l’ultimo sull’ artigianato traducono questo in un impegno da parte di tutte e tutti. proprio domani infatti, in occasione dell’iniziativa promossa da Cgil Puglia con Maurizio Landini avremo modo di presentare uno di questi progetti. artigianato.

Continua il nostro impegno su un altro importante progetto BARI ANTIFASCISTA.  Nel pomeriggio presso il Tribunale Penale di Bari,si terrà  la prima udienza che per difetti di notifiche è stata rinviata lo scorso  12 ottobre, del processo sull’aggressione a carico di 28 esponenti di Casapound, accusati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista. Il procedimento giudiziario in cui si sono costituiti parte civile il Comune di Bari e la Regione Puglia, nasce dall’aggressione nei confronti di alcune persone che il 21 settembre 2018 manifestavano contro l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Fortemente voluta la costituzione di parte civile in questo processo da parte dell’Anpi. Noi saremo presenti con un presidio davanti al tribunale e alle 17 ci sposteremo in Comune per depositare insieme al sindaco Antonio Decaro il primo pannello che riporta la mappa che indica i luoghi simbolo dell’antifascismo barese.

Insomma le infinite difficoltà del momento non arretrano la nostra azione e il nostro impegno

di continuare a garantire tutele e diritti a decine di migliaia di lavoratori e pensionati che si sono rivolgono alle nostre Categorie, alle nostre Camere del Lavoro e al nostro Sistema di tutele individuali, confermando di essere, come CGIL, un punto di riferimento importante anche  in una fase di grande incertezza e difficoltà.

Un impegno che abbiamo realizzato, in piena pandemia, riorganizzando l’attività e il lavoro, diversificando l’offerta e ottenendo, nonostante enormi e del tutto inedite difficoltà, risultati positivi sia da parte dell’INCA che del Caaf e quindi del Sistema confederale di tutele.

Uno sforzo che è stato realizzato con la garanzia della massima sicurezza per i nostri Operatori e Dirigenti ottenuta grazie a procedure, protocolli e monitoraggi costanti, insieme alla garanzia di altrettanta sicurezza per i nostri iscritti e per quanti si sono rivolti – e si rivolgono a noi – per tutele e assistenza. A loro come segreteria confederale rivolgiamo un sentito ringraziamento con l’augurio che Il 2021 sarà l’anno in cui la speranza cederà il passo all’impegno che traghetterà tutti noi verso quel cambiamento che la fase pandemica ha accelerato e che noi trasformeremo in opportunità.