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Bilancio di questo 2020, speranze e progetti per il 2021

Il 2020 è l’anno del Covid che sarà ricordato per l’emergenza sanitaria, economica, lavorativa, sociale, determinata dalla pandemia, i cui effetti sono ad oggi ancora imponderabili per estensione e profondità. Stiamo attraversando una recessione profonda con ricadute sugli assetti economici e produttivi, pesanti e durature. Siamo stati catapultati in una nuova dimensione che ha cambiato abitudini e stili di vita. Distanziamento sociale e mobilità ridotta hanno modificato la scala dei valori, rivoluzionandone le priorità. E se è tornata centrale la persona, i suoi bisogni primari, il territorio, l’ambiente, l’altra faccia di questo cambiamento è rappresentato dalla crescita dell’incertezza verso il futuro e dalla paura per la salute e per il lavoro. L’anno che verrà sarà quello delle risposte nuove, inedite e coraggiose, necessarie per non lasciare nessuno indietro a cominciare dalla medicina territoriale, cruciale per il cambiamento delle politiche economiche e sociali. La sicurezza che per noi è da sempre un tema fondamentale, deve muovere ogni logica di confronto e di azione con la parte pubblica e privata. Questo si tradurrà in sicurezza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle città. Il confronto già avviato con l’amministrazione comunale ci porterà a definire quale modello di città la pandemia ha prodotto, definendo azioni cardine per il trasporto pubblico, per quello privato, per la cultura (sperando in Bari Capitale 2021), per l’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese, per la ridefinizione degli orari nelle scuole e nell’ambito dello smart working. Spingeremo sull’acceleratore dell’innovazione, della riconversione ecologica, del cambio energetico, facendo investimenti in settori come turismo e cultura, automotive, siderurgia, edilizia, welfare, pilastri della qualità e della quantità della ripresa produttiva. La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche sociali, riconfermandone il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. L’emergenza sanitaria ha messo a nudo il nostro sistema di welfare, già estremamente debole se pensiamo alle infrastrutture sociali, al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario un piano nazionale dedicato alla riduzione delle sperequazioni territoriali, con particolare attenzione al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio- assistenziali e dell’assistenza domiciliare. Punteremo su istruzione e formazione, infrastrutture di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile. L’emergenza deve consentire al nostro Paese di recuperare i divari sociali e territoriali storici nel sistema scolastico e universitario attraverso un piano di investimenti pubblici straordinari, rafforzare e valorizzare il sistema della conoscenza e rispondere alle diseguaglianze che hanno ampliato la povertà educativa che nella fase pandemica si è ulteriormente aggravata. Nonostante incertezze e difficoltà, abbiamo continuato a svolgere con entusiasmo la nostra azione e il nostro impegno nel continuare a garantire tutele e diritti a decine di migliaia di lavoratori e pensionati.
A differenza del passato oggi abbiamo una Europa più solidale e l’Italia disporrà nei prossimi anni di 209 miliardi del recovery found, oltre ai fondi comunitari e alle altre risorse europee. Il dibattito politico si sta attardando su chi deve gestire queste risorse trascurando il come gestirle e cosa fare. Per noi le scelte sono chiare: mezzogiorno e città. Se vogliamo far ripartire l’Italia occorre investire nel mezzogiorno, nelle infrastrutture, nella cura del territorio a partire dalle coste e dalle aree interne. Centrale sarà la rigenerazione urbana perche è sulla capacità di risposta che sapremo dare ai nuovi bisogni che si misurerà la capacità del paese di agganciare la ripresa. E infine ma non per ultimo, il mio pensiero è rivolto alle donne. Per troppo tempo si è dato per scontato che la cura dei bambini e degli anziani fosse esclusivamente delle donne che forniscono in questo modo un enorme sussidio all’economia. La pandemia ci ha mostrato l’esatto contrario così come ha brutalmente rivelato cifre che mai avremmo voluto conoscere ma che da sempre erano sotto i nostri occhi. Una donna su cinque ha subito violenza domestica in questo anno. L’uguaglianza di genere e i diritti delle donne sono essenziali non solo per superare questa pandemia, ma per costruire modelli di società che siano paritarie, inclusive e resilienti. Questo deve essere l’impegno da assumere tutti insieme, un passo alla volta non solo per il 2021, ma per sempre.

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Gigia Bucci – Relazione Direttivo 21.12.20

Care compagne/i,

il 2020 è l’anno del Covid che sarà ricordato per l’emergenza sanitaria, economica, lavorativa, sociale, determinata dalla pandemia, i cui effetti sono ad oggi ancora imponderabili per estensione e profondità. Stiamo attraversando una recessione profonda con ricadute sugli assetti economici e produttivi, pesanti e durature. Siamo stati catapultati in una nuova dimensione che ha cambiato abitudini e stili di vita. Distanziamento sociale e mobilità ridotta hanno modificato la scala dei valori, rivoluzionandone le priorità.

E se è tornata centrale la persona, i suoi bisogni primari, il territorio, l’ambiente, l’altra faccia di questo cambiamento è rappresentato dalla crescita dell’incertezza verso il futuro e dalla paura per la salute e per il lavoro. L’anno che verrà sarà quello delle risposte nuove, inedite e coraggiose, necessarie per non lasciare nessuno indietro a cominciare dalla medicina territoriale, cruciale per il cambiamento delle politiche economiche e sociali.

A differenza del passato, occorrerà che gli interventi straordinari che si stanno mettendo in campo abbiano come priorità la tutela del lavoro oltre che la tutela della salute: non si può usare la pandemia per mettere in discussione i diritti nel lavoro, non si può usare la pandemia per arretrare sul versante dei diritti.

La sicurezza che per noi è da sempre un tema fondamentale, deve muovere ogni logica di confronto e di azione con la parte pubblica e privata. Questo si tradurrà in sicurezza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle città. Il confronto già avviato con l’amministrazione comunale ci porterà a definire quale modello di città la pandemia ha prodotto, definendo azioni cardine per il trasporto pubblico, per quello privato, per la cultura e lo sport, per l’organizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione, ma anche nelle imprese, per la ridefinizione degli orari nelle scuole e nell’ambito dello smart working.

Spingeremo sull’acceleratore dell’innovazione, della riconversione ecologica, del cambio energetico, facendo investimenti in settori come turismo e cultura, automotive, siderurgia, edilizia, welfare, pilastri della qualità e della quantità della ripresa produttiva. Punteremo su istruzione e formazione, infrastrutture di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile.

Sono nati nuovi bisogni e sono cambiate le condizioni, per cui non si può rispondere con l’armamentario noto di chi ha come unico obiettivo lo scaricare, sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, le conseguenze di tutto ciò. Serve in concreto una valutazione seria sulla possibilità di riduzione generalizzata degli orari e del tempo di lavoro, a parità di salario, finalizzando la redistribuzione dell’orario a favore dell’occupazione e della sua qualità. E quindi se l’emergenza sanitaria ha messo al centro il LAVORO significa che ha messo al centro anche NOI, ecco perché resto convinta che può essere e deve essere per noi una importante OPPORTUNITA’.

Partendo proprio dal protocollo nazionale in materia di salute e sicurezza dobbiamo fare in modo con la nostra azione quotidiana che ogni azienda deve e dovrà in prospettiva essere dotata di un protocollo di sicurezza, in cui sia chiara la scelta del «distanziamento sociale» attraverso una pluralità di strumenti, sia logistici che di organizzazione del lavoro: organizzazione dei turni, flessibilità e articolazione degli orari di entrata e di uscita, rallentamento del ciclo produttivo e dei volumi, gestione delle mense, riorganizzazione del «layout» aziendale oltre che i necessari presidi e dispositivi di protezione individuale come definiti nel Protocollo del 14 marzo. La produzione deve essere commisurata alla sicurezza e non il contrario. E ciò deve valere per tutte le imprese che operano nella filiera (appalti, contoterzisti ecc.), così come va ripensato e pianificato il sistema di trasporto pubblico-privato dei lavoratori e delle lavoratrici e in generale dei cittadini particolarmente nelle aree metropolitane.

Il fattore «tempo» scandirà i successi e gli insuccessi del dopo pandemia: il tempo di rialzarsi, di riprendere velocità, di riconquistare normalità.

Siamo in una fase di straordinaria trasformazione degli assetti produttivi, del lavoro oltre che della vita delle persone. Qualificare le scelte che si faranno adesso servirà per il futuro: centralità dei bisogni fondamentali della persona e del territorio, valore al lavoro e sfide globali, riconversione ecologica e ambientale e digitalizzazione. Per fare ciò serve un nuovo protagonismo di uno Stato che, non solo in questa fase straordinaria, non può svolgere semplicemente il ruolo di regolatore del «traffico» economico. Deve ergersi ad attore primario. Questo rinnovato ruolo pubblico non deve riguardare solo le politiche nazionali ma anche quelle europee.

Il pubblico dibattito sul Recovery Plan (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) può riportare l’Italia sulla strada giusta. Ma solo se sapremo davvero “dibattere”. Di fronte a una calamità naturale e sociale come la pandemia, che impatta su tutte le dimensioni della vita umana in misura e modi così diversi e che obbliga una moltitudine di persone a ridisegnare la propria esistenza, una stagione di nuovo sviluppo non potrà mai nascere in stanze chiuse, senza mobilitare i saperi e senza che si crei una coesione nazionale.

Ancor più per un Paese che da oltre vent’anni vede peggiorare la propria condizione economica e sociale, in assoluto e rispetto agli altri. E che a un tale destino è sembrato a tratti rassegnarsi.

Ma la storia, la pratica e perfino la “teoria della scelta sociale” ci dicono che per trovare un accordo, un’intersezione, fra posizioni diverse e arrivare a scelte condivise, il dibattito deve essere non solo pubblico, ma anche acceso, aperto, informato e ragionevole, ossia attento ai punti di vista e alle idee altrui.

Come in altre fasi, l’Unione Europea ci viene in aiuto. Anzi, questa volta va oltre. Non ci dà solo un obiettivo di portata storica (come per l’euro) capace di mobilitare e fondere l’impegno dell’intero Paese. Non ci induce soltanto ad ammodernare parti del sistema economico (come di continuo l’UE ha fatto con gli strumenti del mercato unico e della concorrenza) e sociale (come è avvenuto con un’ampia gamma di direttive, dalla parità di genere alla protezione del consumatore). Questa volta l’UE ci dà tre stimoli in più : 1) l’invito a condividere con gli altri Paesi un disegno comune (verde, digitale, riduzione delle disuguaglianze) ; 2) ingenti risorse finanziarie per realizzarlo e per innestarlo nei bilanci nazionali ; 3) un metodo nuovo, sotto due profili cruciali : a) non più solo investimenti, ma anche riforme ; b) un dispositivo di rimborsi delle spese in base all’esibizione non semplicemente dei pagamenti effettuati, ma anche della prova della realizzazione delle azioni programmate e soprattutto dei loro risultati in termini di benessere economico e sociale.

Si parta, è una base, dal documento circolato, dalla visione espressa nelle sue prime pagine, dalle missioni generali che ne discendono; ma per tradurli, attraverso il pubblico dibattito, in risultati attesi, misurabili e verificabili. Sono questi che contano, per i cittadini e per l’UE. Solo così si può verificare la validità dei progetti proposti.

Non possiamo fare come negli ultimi decenni quando successivi governi e Parlamenti, attraverso il debito pubblico, hanno forzosamente “preso a prestito” dagli italiani di domani risorse altrettanto ingenti, bruciandole senza generare sviluppo. E allora il governo di attuazione del Piano deve rappresentare il primo passo della rigenerazione delle Pubbliche Amministrazioni.

Cogliere l’irripetibile occasione del massiccio ricambio generazionale.

La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temi cruciali del cambiamento delle politiche economiche e sociali, perché è una risorsa non secondaria per contrastare la crisi economica e di coesione alla quale andiamo incontro. È necessario riconfermare il suo carattere universalistico, adeguandolo alle nuove domande di salute e sostenendolo con un incremento sostanziale delle risorse economiche. A partire dalla spesa pubblica mirata a contenere l’epidemia da Coronavirus (acquisti diretti, investimenti pubblici, assunzioni straordinarie PA, rafforzamento del sistema dei servizi pubblici, l’implementazione a tutti i livelli di tecnologie avanzate e innovative ecc.), occorre consolidare il sistema sanitario nazionale come scelta universalistica ripensando il rapporto con il sistema della sanità privata accreditata e con la spesa intermediata e con misure che lo rafforzino strutturalmente anche nella capacità funzionale di rispondere alle emergenze (Legge quadro, Sistema di protezione civile). L’emergenza sanitaria ha messo a nudo l’indebolimento del nostro sistema di welfare, dalle infrastrutture sociali al sistema territoriale di prevenzione e cura, al sistema per l’infanzia, allo stesso invecchiamento attivo. È necessario, a questo proposito, un piano nazionale dedicato alla riduzione delle sperequazioni territoriali, con particolare attenzione al rapido potenziamento della rete delle cure primarie e delle case della salute, dei servizi socio- assistenziali e dell’assistenza domiciliare.

Il sistema dell’istruzione e della formazione è infrastruttura di cittadinanza e democrazia oltre che strumento strategico per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile: l’emergenza deve consentire al nostro paese di recuperare i divari sociali e territoriali storici nel sistema scolastico e universitario attraverso un piano di investimenti pubblici straordinari, rafforzare e valorizzare il sistema della conoscenza e rispondere alle diseguaglianze che hanno ampliato la condizione di dalla povertà educativa che nella fase pandemica si è ulteriormente aggravata.

Prevedere un Piano nazionale di edilizia pubblica a consumo di suolo zero che coniughi progetti di rigenerazione urbana a interventi finalizzati alla riduzione del disagio abitativo, e alla riqualificazione dell’edilizia scolastica e sanitaria con particolare riferimento alle aree degradate e alle periferie. Accelerare la ricostruzione, pubblica e privata, nei grandi canteri della ricostruzione post sisma, con piani di sviluppo complessi, economici e di ricostruzione delle comunità.

Come ho anticipato in apertura di relazione, lLe interlocuzioni con le istituzioni che da tempo e con fatica abbiamo costruito, in questo anno hanno portato a tagliare importanti traguardi. Primo fra tutti quello che, secondo l’indagine del Sole 24ore, pone Bari al primo posto per la spesa pubblica relativa ai Fondi Europei 2014 – 2020 per l’agenda digitale. Questo, e lo rivendico con fierezza, è un risultato da ascrivere alla nostra organizzazione che ha costruito nel tempo un vero e proprio ponte con l’amministrazione comunale che ha portato a risultati concreti. L’investimento sugli autobus a metano, è solo un esempio.

Abbiamo innescato un approccio di rappresentanza con i lavoratori cosiddetti atipici, scoprendo che tanto atipici non sono, perché proprio quelle attività che molti giovani svolgono da anni e senza diritti, senza tutele, sono stati e sono tuttora che il virus ancora ci attanaglia, indispensabili per farci sopravvivere. Pensiamo ai riders, e alla impossibilità di avere un dialogo, un confronto con le loro parti datoriali mai presenti in un confronto con le parti sociali. Grazie ad un rapporto di alleanza abbiamo provato attraverso due progetti, uno con l’università e l’altro con la motorizzazione civile, a costruire un protocollo che guardasse al tema della sicurezza della salute e dei lavoratori provando a tirare dentro anche quelle parti datoriali “astratte”. Siamo riusciti finalmente a confrontarci e insieme all’amministrazione comunale stiamo per sottoscrivere il primo accordo territoriale per rendere vincolante la formazione sulla sicurezza per tutti coloro che attivano un rapporto di lavoro con una di queste piattaforme. Questo è un grande risultato politico e sindacale. Attraverso la collaborazione con il Politecnico di Bari attiveremo un protocollo sottoscritto anche da Inail, oltre che dalle parti sociali, che ci permetterà di incrociare le rivendicazioni di questi lavoratori e di aprire un confronto e un dialogo con le parti datoriali. 

Per queste ragioni, nonostante  l’incertezza della fase, facciamo bene, anche qui in Puglia e a BARI  a continuare e ad accentuare l’impegno per rafforzare la nostra capacità di rappresentanza e consolidare il nostro insediamento nei luoghi di lavoro e nel territorio, proprio per essere in grado di  continuare a difendere al meglio il lavoro e diritti in questa fase di difficoltà e di maggiore richiesta di tutele sociali.

La conferma di questo nostro impegno politico trova risposta nella proposta di bilancio di previsione 2021, una proposta che, in continuità con gli scorsi anni, concentra gli investimenti e le risorse, ancora una volta, in particolare su alcune importanti priorità:

  • il tesseramento innanzitutto, puntando all’aumento delle iscrizioni di lavoratori e pensionati;
  •  l’aumento delle attività di tutela individuale, che generano da tempo oltre due terzi del nostro tesseramento;
  • le tenuta e il rafforzamento del nostro insediamento territoriale e nei luoghi di lavoro.

I tre progetti sui riders e l’ultimo sull’ artigianato traducono questo in un impegno da parte di tutte e tutti. proprio domani infatti, in occasione dell’iniziativa promossa da Cgil Puglia con Maurizio Landini avremo modo di presentare uno di questi progetti. artigianato.

Continua il nostro impegno su un altro importante progetto BARI ANTIFASCISTA.  Nel pomeriggio presso il Tribunale Penale di Bari,si terrà  la prima udienza che per difetti di notifiche è stata rinviata lo scorso  12 ottobre, del processo sull’aggressione a carico di 28 esponenti di Casapound, accusati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista. Il procedimento giudiziario in cui si sono costituiti parte civile il Comune di Bari e la Regione Puglia, nasce dall’aggressione nei confronti di alcune persone che il 21 settembre 2018 manifestavano contro l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Fortemente voluta la costituzione di parte civile in questo processo da parte dell’Anpi. Noi saremo presenti con un presidio davanti al tribunale e alle 17 ci sposteremo in Comune per depositare insieme al sindaco Antonio Decaro il primo pannello che riporta la mappa che indica i luoghi simbolo dell’antifascismo barese.

Insomma le infinite difficoltà del momento non arretrano la nostra azione e il nostro impegno

di continuare a garantire tutele e diritti a decine di migliaia di lavoratori e pensionati che si sono rivolgono alle nostre Categorie, alle nostre Camere del Lavoro e al nostro Sistema di tutele individuali, confermando di essere, come CGIL, un punto di riferimento importante anche  in una fase di grande incertezza e difficoltà.

Un impegno che abbiamo realizzato, in piena pandemia, riorganizzando l’attività e il lavoro, diversificando l’offerta e ottenendo, nonostante enormi e del tutto inedite difficoltà, risultati positivi sia da parte dell’INCA che del Caaf e quindi del Sistema confederale di tutele.

Uno sforzo che è stato realizzato con la garanzia della massima sicurezza per i nostri Operatori e Dirigenti ottenuta grazie a procedure, protocolli e monitoraggi costanti, insieme alla garanzia di altrettanta sicurezza per i nostri iscritti e per quanti si sono rivolti – e si rivolgono a noi – per tutele e assistenza. A loro come segreteria confederale rivolgiamo un sentito ringraziamento con l’augurio che Il 2021 sarà l’anno in cui la speranza cederà il passo all’impegno che traghetterà tutti noi verso quel cambiamento che la fase pandemica ha accelerato e che noi trasformeremo in opportunità.  

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Sportello degli artigiani

LA BILATERALITÀ ARTIGIANA SOSTIENE I LAVORATORI E LE IMPRESE

SEDEINDIRIZZOMAILTELPERMANENZAORARIO PERM.
AltamuraVia M. Continisio, 9 massaro.fillea@cgilbari.it334 6270922Lun
Giov
Ven 15gg
17-19
BariVia Natale Loiacono, 1artigianato@cgilbari.it348 3737339Lun
Mar
16-19
BitontoVia N. Fornelli, 43 clemente.fillea@cgilbari.it347 8890008Lun
Ven
17-19
Castellana GrotteVia F. Corridoni, 15 vergine.fillea@cgilbari.it334 6405483Mer17-19
CoratoVia Canova, 6 gianluca.susca@flai.it
clemente.fillea@cgilbari.it
320 8259543
347 8890008
Mer
Gio
17-19
Gioia Del ColleVia Dante Alighieri, 30-32gianluca.susca@flai.it320 8259543Gio17-19
LocorotondoVia Abruzzi 4/6 vergine.fillea@cgilbari.it334 6405483Mar17-19
ModugnoVia Alberotanza, 8 artigianato@cgilbari.it348 3737339Mer17-19
Mola Di Bari gianluca.susca@flai.it320 8259543Ven17-19
MolfettaVia Scogliera della Monacella, 11molfetta@cgilbari.it347 5950083Martedì17-19
MonopoliVia Vitt. Veneto,97-99 cosmo.fanelli@alice.it
vergine.fillea@cgilbari.it
338 9160794
334 6405483
Giovedì
Venerfì
17-19
TerlizziCorso V. Emanuele, 58 clemente.fillea@cgilbari.it347 8890008Mercoledì17-19
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La Democrazia passa dalla libertà delle Donne

E’ iniziata al Petruzzelli una importante giornata dedicata ai diritti delle donne, al contrasto ad ogni forma di violenza. Gigia Bucci insieme al sindaco del Comune di Bari, Antonio Decaro, hanno scoperto una targa in memoria di Anna Costanzo, una azione fortemente voluta da CGIL Bari. per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Truccatrice e costumista teatrale, Anna Costanzo, 50 anni, è stata picchiata, strangolata, imbavagliata e annegata nella vasca da bagno dal suo ex fidanzato che poi ha tentato di sviare le indagini. Era luglio 2009. L’assassino, prima condannato a 30 anni di carcere, ha ottenuto in appello la pena ridotta a 16 anni e sei mesi.

Il nostro impegno è proseguito insieme all’assessore al Welfare del Comune di Bari. Le panchine di largo Chiurlia si dipingono di rosso con l’indicazione del numero d’emergenza per le donne vittime di violenza. Continua il nostro percorso in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne.

Da oggi sarà più semplice trovare nella Città di Bari i numeri di riferimento per il supporto alle donne vittime di violenza.1522 Numero antiviolenza e stalking nazionale 800202330 Centro Antiviolenza di Bari

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Bari viva Benedetto

🚩 Bari viva Benedetto: il programma completo del Coordinamento Antifascista – Bari!🚩

Sabato 28 novembre sarà una giornata di ricordo e riflessione: attraverso dei momenti online cercheremo di ricostruire la dimensione collettiva che da 42 anni caratterizza questo giorno per la comunità antifascista barese.

⏰ Alle ore 11 dei rappresentanti del Coordinamento Antifascista con le istituzioni comunali depositeranno una corona di fiori in via Benedetto Petrone e sotto la targa in memoria di Benedetto in piazza della Libertà. Trasmetteremo questo momento in diretta su Facebook.

🙋‍♀️ Per tutta la giornata diffonderemo contributi artistici e musicali sempre su questa pagina

🎥 Alle ore 16 sarà il momento di Benedetto – l’omicidio Petrone 40 anni dopo [proiezione online] live sui canali Facebook e YouTube

📢 Alle ore 18 presenteremo, sempre con un video online, le attività del Coordinamento Antifascista per i prossimi mesi. L’assemblea precedentemente prevista Il filo conduttore – assemblea antifascista barese è stata rimandata al 18 dicembre per consentire una partecipazione quanto più ampia possibile di tutte le realtà territoriali!

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FLAI CGIL Bari si conferma primo sindacato nel distretto lattiero- caseario di Gioia del Colle

“L’azione sindacale nelle aziende oggi è tanto importante quanto lo sono l’incremento delle esigenze di tutele necessarie per la sicurezza e i diritti dei lavoratori. – è il commento del Segretario generale di CGIL Bari Gigia Bucci –

La grave crisi economica e sanitaria alza la posta sugli imprescindibili temi della continuità occupazione, dell’indiscutibilità delle tutele fondamentali, della necessità di un dialogo costante con la parte datoriale per definire modalità riorganizzative e di rilancio del settore produttive per salvaguardare gli iscritti.” 

L’impegno della CGIL Bari non si esaurisce in questa fase anzi vive una fase delicata e meritevole di tutti nostri strumenti di dialogo e contrattazione. Ne sono il risultato obiettivi come quello registrato nella Casearia Capurso spa e nella Granarolo spa con due rappresentanti eletti in ognuna delle aziende. 

La Flai Cgil si conferma il primo sindacato per numero di RSU nel distretto lattiero- caseario di Gioia del Colle. Stiamo parlando di aziende che occupano circa 250 dipendenti complessivamente, dove la Flai, categoria della Cgil che rappresenta i lavoratori dell’industria agro-alimentare, conta una presenza ventennale. 

“Aver eletto due RSU sia alla Gioiella che alla Granarolo significa – dichiara Anna Lepore, Segretario Generale della Flai Cgil Bari – aver raccolto i frutti del costante lavoro di rappresentanza delle istanze dei dipendenti svolto sia dalla categoria, ma anche dalla RSU uscente. Ai compagni che si sono finora impegnati nelle battaglie portate avanti per il riconoscimento dei diritti di colleghi e compagni di lavoro vanno i ringraziamenti per la costante attività svolta, premiata con la fiducia che i lavoratori hanno riposto nella nostra categoria, consentendoci in questa tornata elettorale di raddoppiare in numero dei nostri rappresentanti.”

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Lavoro agile – facciamo che sia smart

Lo smart working è una grande rivoluzione per il mondo del lavoro. Ci siamo adattati durante il lockdown ma dopo il periodo di emergenza ci sono da affrontare tutte le questioni legate alla regolamentazione. Il lavoro agile senza norme che lo determinino in molti dei suoi aspetti crea effetti collaterali in riferimento ai diritti dei lavoratori, alle loro tutele, alla loro sicurezza.

In diretta parleremo del lavoro agile con una proiezione sulle possibili strategie per la sua regolamentazione.

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Gigia Bucci – Relazione Direttivo 14 ottobre 2020

Voglio iniziare questa relazione partendo da una riflessione sull’esito del risultato elettorale in Puglia e nei comuni. Non possiamo che essere soddisfatti della debacle della Lega che ovunque si è votato nella nostra regione è stata decisamente ridimensionata. Quanto alla riconferma del Pres. Emiliano la nostra soddisfazione non mitiga le critiche che nel corso di questi anni abbiamo rivolto ad una gestione ondivaga, con forti tratti populista e a tratti di destra a partire da una gestione disinvolta delle aziende pubbliche regionali.  In primis AQP. Per non parlare di come si è affidata a una persona come Cassano che non ha specifiche competenze, uno strumento delicato come Arpal. Cio detto sembrerebbe che forse abbiamo sbagliato a riconfermare la fiducia a questo quadro politico se non fosse che per quello che è r il nostro  sistema elettorale l’alternativa sarebbe stata decisamente peggiore. Ci sono punti che salviamo della passata legislatura e che andrebbero ulteriormente migliorati. Penso ad esempio alle politiche di cura del territorio, alle politiche industriali che però devono incentivare l’innovazione del sistema  industriale e devono basarsi su un rapporto forte tra imprese, università e centri di ricerca. Oltre che su un confronto vero con le organizzazioni sindacali a partire da quelle aziendali e territoriali per le ricadute che una tale ingeste massa di investimenti pubblici deve necessariamente produrre sul miglioramento dell’occupazione – di una occupazione di qualità- .  Cosi come le politiche energetiche e del trasporto pubblico locale su cui il giudizio nonostante molti limiti è decisamente positivo. In questa legislatura che sta per iniziare, noi come Area Metropolitana vogliamo giocare un ruolo di primo piano all’interno dell’importante lavoro che già Cgil Puglia fa e alla quale riconosciamo capacità di autonomia e di proposta. Per inciso, se tutti riconoscono che con l’iniziativa regionale del 3 settembre abbiamo sbloccato una campagna elettorale fino ad allora dall’esito incerto, vuol dire che la politica ha bisogno di idee e non di clientele e che il centro sinistra non cresce in base alla distribuzione dei posti ma per la qualità delle proposte che vengono offerte ai cittadini.

Quando parlo di protagonismo della nostra area metropolitana intendo dire che dobbiamo giocare un ruolo di primo piano all’interno delle scelte strategiche che il Governo dovrà compiere per l’uso delle risorse rivenienti dall’UE: – recovery fund, Mes, Sure, Fondo per la Transizione ambientale, Fondi Banca Europea degli Investimenti,  BCE,  Fesr, Fondo sociale Europeo e anche i Fondi Nazionali da partire dal Fondo Sviluppo e Coesione che destina alle regioni del mezzogiorno l’80% delle risorse.   

Noi abbiamo tutte le caratteristiche per giocare un ruolo da protagonisti rispetto alle indicazioni che ci vengono dall’UE. I parametri rispetto ai quali l’Europa concederà i fondi all’Italia sono all’interno delle nostre rivendicazioni: lavoro e sviluppo sostenibile; innovazione; istruzione e formazione, ricucitura delle aree urbane e riduzione del disagio sociale oltre che infrastrutture materiali, immateriali e sociali.

Cio comporta che anche noi come sindacato e Cgil dobbiamo conoscere bene il nostro territorio-  non si offenderà nessuno- e le dinamiche produttive e sociali che lo pongono. Ci sono realtà che forse anche noi non conosciamo come ad esempio quelle che disegnano BARI e altri centri importanti della nostra area metropolitana,  tra le più ricche in Italia per presenza di terziario avanzato. Grande merito di questo è da ascriversi al politecnico e all’università. Tocca a noi connetterci con l’insieme di queste attività per disegnare un modello di territorio che abbia nell’industria tecnologicamente avanzata, nella logistica, nella sanità di eccellenza alcuni dei poli su cui costruire il proprio futuro in raccordo con università, politecnico, cnr e altri centri di ricerca.

                                                           ______________________

La Pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità del sistema economico – sociale che in Italia, come pure in Europa, si è affermato negli ultimi anni, consegnando la necessità di definire alcune PRIORITA’ IMPORTANTI.

Tra queste quella che ci riguarda piu da vicino è:

  • La centralità del mondo del lavoro in tutte le sue accezioni (superspecializzato e/o precario) punto di riferimento per le politiche nazionali e regionali.

In questi mesi infatti, sono emersi con ancora più forza i guasti prodotti dalla selvaggia frammentazione del mercato del lavoro con la conseguente diffusione della precarietà. Pensiamo soltanto a cosa ci si è dovuti inventare per sostenere il reddito di tanti lavoratori occupati con forme di lavoro  non avevano alcun sostegno.

Devo purtroppo dire che il modo in cui sta procedendo il governo sull’uso delle ingenti risorse messe a disposizione dall’ Unione europea non è un buon segnale.

Le  iniziative che abbiamo fatto in tutta Italia unitariamente il 18 settembre scorso per rimarcare la centralità del lavoro testimoniano la nostra forte volontà di procedere rompendo una prassi di disintermediazione sociale che era andata avanti negli anni passati. Ma denuncia anche l’inadeguatezza dei progetti che girano

tra i vari misteri rispetto a quello che noi riteniamo essere le priorità fondamentali:

  • Lavoro sostenibile
  • sanità
  • Mezzogiorno
  • Sviluppo
  • Istruzione e formazione
  • Innovazione e digitalizzazione (intesa come connettività per tutte le aree del paese)
  • Infrastrutture

Non è la somma dei progetti che può disegnare l’Italia che noi vogliamo, ma una strategia che, partendo dalla riduzione del divario crescente tra Sud e resto del paese lo riconnetta e contemporaneamente cogli il divario tecnologico e di conoscenza con gli altri paesi dell’Unione. Da quello digitale che ci vede agli ultimi posti, a quello dell’istruzione, della formazione e della tecnologia.

Naturalmente abbiamo sottolineato che il complesso di questi temi e priorità comporta e richiede un nuovo ruolo e un nuovo protagonismo dello Stato.Tutto ciò con la consapevolezza che la pandemia ha approfondito ancora di più le disuguagliane gia ampiamente presenti nel paese. In particolare i giovani e le donne stanno pagano il prezzo piu alto a questa difficile situazione che si è venuta a creare.

 E non sto qui a richiamare le centinaia e migliaia di posti di lavoro che si stanno perdendo in questi mesi che riguardano in particolar modo i giovani ed in particolare le donne.

Nei mesi scorsi si sono riempiti la bocca della necessità di partire dall’istruzione, però

il modo con cui la ministra dell’Istruzione si è mossa rispetto alla riapertura delle scuole denota scarsa conoscenza non tanto del sistema scolastico in sé ma bensì del valore che l’istruzione pubblica ha nel nostro paese, dei suoi ritardi, del fatto che la famiglia ed in particolare le famiglie che lavorano hanno rispetto l’istruzione dei ragazzi e di come in tutti i gradi di istruzione sembra che ci si muova con improvvisazione piuttosto che con programmazione e con la consapevolezza che la pandemia POTEVA FUNGERE DA OPPORTUNITA’.

Troppe le cattedre rimaste vuote nella nostra realtà, troppo pochi i lavori di ristrutturazione delle scuole, mancanza di certezze con ripercussioni negative sul personale docente e sulle famiglie che devono affrontare questa fase con un affanno in più.

Stesso discorso possiamo fare per le politiche creditizie sia per le piccole e medie imprese che per le famiglie. Ciò che era già pesante da sopportare come difficoltà di accesso al credito per la mancanza di un lavoro stabile, difficoltà di guardare serenamente al proprio futuro, difficoltà di poter inseguire il proprio sogno diventano oggi insormontabili. Da questo se ne esce solo attraverso una programmazione NAZIONALE DECISA che deve indirizzare al mezzogiorno risorse adeguate risparmiandoci annunci spot tipo: alta velocità e tunnel sotto lo Stretto di Messina.

La nostra esperienza quotidiana ci consegna una situazione in cui a fianco delle poche eccellenze che non solo reggono la botta, ma danno anche segnali di superamento della fase emergenziale, abbiamo una marea di famiglie in difficoltà di giovani che non ce la fanno e magari non riescono neanche più a emigrare, di anziani che vedono messa in discussione anche le modalità di un welfare che si è dimostrato inadeguato rispetto allo scoppio del covid. Vedi tutto il sistema di residenze per anziani che va profondamente ripensato e che non può continuare ad essere affidato ai privati con modalità di accreditamento discutibile.

Più nello specifico guardando la nostra città e molti comuni notiamo che tantissimi sono i negozi che non hanno riaperto.

Molte piccole e medie aziende hanno dovuto licenziare. La cassa integrazione è arrivata in ritardo laddove è arrivata (l’inps ha grossissime resposabilità). Molte madri con lavori part time precari hanno gettato la spugna: con le scuole chiuse i figli a casa la conciliazione è impossibile. 

Sono le macerie che lasciano sei mesi di convivenza col covid. Un affanno economico che morde la società barese, al pari dell’Italia. E in una realtà territoriale come la nostra, che ha già dentro enormi sacche di nero, sottoccupazione e abusivismo, l’autunno sarà una stagione difficile. Stando alle previsioni dell’Istat dentro la fine del 2020 circa 3,6 milioni di persone rischiano di perdere il posto di lavoro una parte di questi “esuberi” finirà a gonfiare la schiera all’economia sommersa. 

In Italia ci sono 3,3 milioni di occupati in nero (38% nelle regioni del Sud) e producono 78,7 miliardi di euro di valore aggiuntivo sommerso.  Dall’ultima stima Istat viene fuori un numero impressionante di nuovi disoccupati, e purtroppo moltissimi tra i giovani, e l’aumento del rischio di lavoro nero è reale.  

Già all’inizio dell’estate il numero di baresi che hanno chiesto aiuto ai centri di ascolto e ai servizi delle Caritas parrocchiali della diocesi è aumentato del 45% in più rispetto alle persone seguite all’inizio del 2020. Conferme in tal senso sono venute anche dalle 13 mense del coordinamento Caritas di Bari e Bitonto.  Povertà in aumento significa più disperazione: qualsiasi forma di reddito può andare bene. E in questo solco di bisogno le imprese illegali e quelle criminali reclutano manodopera a mani basse.  

La CGIL sta sollecitando il governo ad un confronto immediato senza ulteriori perdite di tempo sull’uso dei 209 miliardi di recovery found, dei 37 miliardi del Mes che dovranno servire per portare il nostro sistema sanitario ad un livello tale che affronti tutte le problematicità legate al Covid compreso una riforma dell’assistenza domiciliare e delle residenze socioassistenziali. L’Itala attingerà anche ai fondi del Sure costituito per finanziare gli ammortizzatori sociali.  

Insomma, rimettere in moto tutta la catena produttiva, dal colosso alla microazienda, l’unica strada per sottrarre braccia (e cervelli) all’economia sommersa. Bisogna avviare immediatamente tutte le opere programmate e finanziate o finanziabili per dare una risposta immediata e concreta al lavoro, Si tratta di intervenire subito sulle infrastrutture ma anche sulla rete poiché la digitalizzazione da sola è in grado di sviluppare nuovo lavoro qualificato e di mettere a frutto le competenze di tanti giovani.  

Ma noi non siamo qui a fare la fotografia un po’ scontata di ciò che non va per poi dire magari noi lo avevamo detto, la CGIL ha un progetto preciso per lo sviluppo.

La CGIL pugliese – e noi siamo in questa visione – ha tenuto i suoi stati generali il 3 settembre per indicare la strada possibile. Vogliamo dare atto al nostro Segretario Generale di uno sforzo di elaborazione straordinario, di un’analisi generale della situazione Pugliese, di una capacità di “leggere” la nostra realtà regionale partendo dai vari territori e in un rapporto stretto con i territori e le categorie.

Come Area Metropolitana noi vogliamo fare la nostra parte all’interno della strategia regionale.

Bari e la quasi totalità della sua area metropolitana sta attraversando ormai da anni una fase di profonda trasformazione più visibile a Bari, a Molfetta, a Monopoli, Altamura ma abbastanza diffusa che ci impone di misurarci con queste trasformazioni.

Ad esempio i lavori che stanno partendo sul nodo ferroviario ridisegneranno il volto della città.

Ma su un appalto di 390 milioni che significano tanti posti di lavoro per tanto tempo noi possiamo limitarci a dire finalmente? È parte di una battaglia che in primo piano la Cgil conduce da decenni.

Riteniamo invece che si pone da subito per noi l’obbligo di sviluppare un confronto con le stazioni appaltanti, con le istituzioni e con le imprese perché i lavori si svolgono in sicurezza e nel pieno della tutela dei lavoratori. Io credo che la segreteria della camera del lavoro insieme alla fillea e alla filt unitariamente devono attivare questo confronto e governare questo processo.

Nello stesso tempo un confronto va aperto con il comune per ragionare sul destino di quartieri come Madonnella, Japigia vengano sottratti ad una sorta di marginalità e contribuiscano a costruire una piccola metropoli con quartieri dotati di servizi interconnessi all’interno dei quali i cittadini si sentano partecipi di un processo di vita democratico che ha nel sindacato una parte rilevante.

Non so se sono chiara se c’è stato un freno allo sviluppo della città e perché i palazzinari hanno dettato le regole dello sviluppo urbanistico di Bari. Fino al punto di far diventare questa città peggiore nel rapporto tra arie verdi e costruzioni.

Un ragionamento così complesso noi non possiamo affrontarlo da soli.

Dobbiamo aprire tavoli di confronto con i cittadini di ogni quartiere per capire la gente come vede questo cambiamento ma dobbiamo anche confrontarci con le forze economiche e culturali ed in primo luogo con università e politecnico che rispettivamente possono aiutarci a comprendere il cambiamento e la sua influenza sulle persone, le implicazioni sul piano urbanistico, sociale e lavorativo.

Noi ad esempio non siamo in grado di dire a oggi quale professionalità e quali mestieri sarà necessario sviluppare nei prossimi anni: la digitalizzazione cosa comporterà in termini di applicazione e di gestione dei processi? Magari sarà il caso di provare a indirizzare gli studenti verso alcune facoltà piuttosto che altre per provare ad aprire uno sbocco di lavoro che non sia precario e giustifichi anche gli studi. Oppure sarà il caso di approfondire quale impatto permanente potrà avere sulla città lo sviluppo turistico alimentato dalle crociere ma non solo che dovrà comunque riprendere in pieno dopo questa fase.

Qualche giorno fa siamo intervenuti pesantemente sulla campagna di annunci che il sindaco di Molfetta ha fatto riguardo al grado di sviluppo di quella città. Non lo abbiamo fatto per una sorta di gelosia di chi viene escluso da un processo decisionale, la nostra posizione nasce dalla necessità che i processi di sviluppo di un territorio possono essere duraturi a condizione che i fattori che lo determinano siano condivisi e poggino su basi solide e non speculative. A Molfetta questo è già successo che realizzare un’area industriale purché fosse ha determinato nel corso degli anni periodici allagamenti e oggi assistiamo impotenti anche all’allagamento di quel sito ogni volta che c’è una pioggia importante.

Essere sindacato di strada significa conoscere la strada e il territorio e io non sono proprio convinta che noi conosciamo bene il nostro territorio e le aziende che vi operano. È finito il tempo in cui bastava assicurare una presenza permanente nelle nostre sedi per intercettare i lavoratori. Questo è tempo in cui dobbiamo essere noi ad andare a cercare. Per fare un esempio pratico un’opportunità ci viene offerta dal protocollo sulla sicurezza che ci consente di mettere piede in tutte le aziende per l’attuazione e la verifica.

Fin ora non abbiamo colto in pieno questa opportunità e il ripiombare nella seconda fase della pandemia ci deve consentire di recuperare eventuali ritardi. E’ dimostrato come anche nella nostra realtà importanti focolai si sono verificati proprio nei luoghi di lavoro e allora noi a maggior ragione dobbiamo intervenire in tutte le realtà per pretendere l’applicazione del protocollo sulla sicurezza e nello stesso tempo attivare un rapporto generalizzato con i lavoratori. Lo dico ai segretari di categoria: cari compagni questo deve essere per noi un impegno prioritario fin da subito e per tutto il proseguo della pandemia. Con l’impegno particolare di Paolo Villasmunta stiamo  aggredendo la grande realtà rappresentata dal sistema delle imprese artigiane. Compagni, in quel settore c’è una prateria da percorrere per la messa a frutto delle conquiste contrattuali che abbiamo ottenuto sia mediante un impegno piu proficuo all’interno della bilateralità, sia con un’azione piu concreta per far conoscere a tutti i lavoratori le opportunità e i vantaggi offerti in materia di welfare. Abbiamo già tenuto due incontri di formazione e continueremo anche in collaborazione con SMILE per dare concretezza a tutto il nostro lavoro che significa per noi anche nuove opportunità di proselitismo.

Altra sfida che siamo chiamati ad affrontare è tutta la partita dello SMART WORKING o del lavoro AGILE. Sappiamo con certezza che questa forma di lavoro sarà sempre più strutturale, ma sappiamo anche che essa va governata. Fin’ora ci si è mossi sulla base dell’emergenza il sindacato non ha potuto esercitare un’azione di governo delle varie forme che sono state messe in atto. Dobbiamo contrattualizzare lo SW se non vogliamo che esso diventi una scelta delle aziende per sfruttare di piu i lavoratori, per ridurre il peso della contrattazione collettiva e in ultima analisi restringere il campo dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Mentre nel settore pubblico si sta procedendo ad una sua regolamentazione per il settore privato la situazione è più complessa anche perché c’è un tentativo neanche molto nascosto di Confindustria di affidare la gestione dello smart working ad un rapporto tra singolo lavoratore e impresa.

Il 29 con Cgil Nazionale, giuristi, psicologi e lavoratori oltre che imprese ci confronteremo su questo tema in una iniziativa pubblica che si terrà prsso la sala del consiglio regionale e dalla quale rivolgeremo la nostra proposta di costituire un osservatorio di monitoraggio, vigilanza e controllo presso l’Ispettorato del Lavoro.

La stagione dei rinnovi contrattuali deve necessariamente regolare questa materia.

Ovviamente lo SW non è che una parte dell’impegno che ci attende sul fronte della contrattazione, troppi contratti attendono ancora di essere rinnovati e l’atteggiamento delle controparti è semplicemente vergognoso: basti pensare all’atteggiamento di feder meccanica che, semplicemente di rifiuta di riconoscere anche un minimo di incremento salariale. La cosa riguarda anche molte categorie e rende sempre piu necessaria una mobilitazione piu generale per spingere i tavoli delle trattative.

Una strategia per lo sviluppo, l’innovazione e i diritti collettivi è un tutt’uno con la qualità delle tutele individuali che noi dobbiamo saper assicurare. Non ci sono due CGIL: una che fa contrattazione e l’altra che delega al sistema dei servizi le tutele individuali dei lavoratori e dei cittadini in genere perché tutele collettive e tutele individuali non possono essere scissi. Cio è apparso ancora piu evidenti in questi mesi in cui abbiamo dovuto reinventarci il nostro modo di rapportarci con i lavoratori, con i pensionati e con tutti coloro che in qualche modo si rivolgono alla CGIL.

Questo infatti è stato un anno particolare anche per quanto riguarda le nostre attività sul fronte dei servizi. Siamo stati chiamati a compiere alcune scelte importanti che hanno prodotto il ricorso al FIS per una parte dei compagni dell’attività fiscale. In questa situazione abbiamo garantito la integrale applicazione dei protocolli emanati rispettivamente da Cgil Puglia e Bari nel rispetto anti-covid. Partendo da queste limitazioni operative abbiamo accelerato sul fronte degli investimenti implementando una parte della strumentazione tecnologica al fine di garantire le attività. Siamo stati un baluardo in quei mesi di lockdown nel garantire l’assistenza e le tutele ad una platea sempre piu smarrita (considerando la chiusura di tutti gli uffici pubblici INPS, ASL e altro) che ha visto in noi l’unico punto di riferimento. In questo contesto abbiamo gestito una campagna dei 730 che anziché partire nei primi giorni di Aprile è slittata a metà maggio. Grazie allo straordinario impegno dei compagni,  di Inca, del Caf e anche delle categorie abbiamo convintamente aderito alla proposta avanzata da Cgil Puglia circa l’apertura straordinaria al sabato delle nostre sedi. Questo impegno ha permesso, nonostante tutte le difficoltà e i timori, di raggiungere uno straordinario risultato che ha superato l’obiettivo 2019. Per quanto riguarda invece il fronte del patronato possiamo registrare un risultato ad oggi positivo rispetto alla chiusura prevista per fine anno. Sempre sul fronte del patronato stiamo provvedendo a rinnovare le nostre energie rispetto ai compagni che vanno in pensione e proprio perché crediamo che servizi colletti e servizi individuali non siano cose tra loro separate, ma tutte e due devono rispondere al modo di essere Cgil, i corsi di formazione ai quali faremo partecipare questi compagni non si limiteranno soltanto agli aspetti normativi e tecnici ma avranno anche un modulo riservato alla storia della Cgil e al ruolo del sindacato di Di Vittorio nella società italiana.

L’esperienza della pandemia ha confermato la centralità delle tutele individuali e questo a sua volta rafforza per noi il progetto avviato dalla Cgil Puglia della Società Unica che vede la partecipazione di tutte le categorie.  Partendo anche dal dato per cui oltre il 50% degli iscritti arriva attraverso il pezzo dei servizi, rivolgo un accorato invito alle categorie a non abbandonare la nave. Avendo partecipato a buona parte dei direttivi, so bene che molti bilanci sono in sofferenza, ma tagliare i costi non rinnovando la convenzione caf rappresenta una falsa  revieu in quanto porterebbe ad una inesorabile perdita di iscritti. (lungimiranza della cgil gratuità dei servizi di patronato).

Noi al congresso abbiamo assunto due questioni di fondo: da un lato l’idea del sindacato di strada e quindi la questione che riguarda il ruolo delle camere del lavoro, dall’altro la scelta della contrattazione inclusiva e quindi come la nostra attività di contrattazione nei luoghi di lavoro, nel territorio cerca di ricomporre la rappresentanza di un mondo del lavoro oggi frammentato e diviso. E da questo punto di vista sono decisive anche le forme organizzative per dare concretezza a quelle scelte di fondo che abbiamo compiuto al congresso. Inoltre, noi abbiamo l’esigenza di invertire quella che è la tendenza degli ultimi anni, cioè la costante riduzione delle iscrizioni al sindacato. E’ una questione che dobbiamo prendere di petto e con serietà e rigore; dobbiamo ragionare, capire e apportare tutti i necessari cambiamenti per invertire la tendenza.

E’ un impegno che riguarda la CGIL nazionale e regionale, riguarda noi come CMDL e riguarda le categorie oltre che il nostro saper stare nel territorio. Compagni io so che sto chiedendo a tutti voi, o meglio a tutti noi più sacrifici più lavoro più capacità di comprendere la normativa sempre nuova e maggiore volontà di cimentarsi con nuove sfide ma se non lo facciamo qui e ora lasceremo il campo ad altro. per quanto possa sembrare brutale il nostro impegno a tutti i livelli non può essere misurato con l’orologio perché noi non siamo “lavoratori normali” ma siamo altra cosa e chi entra in CGIL lo sa bene e lo deve sapere.

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Assemblea dei lavoratori dello spettacolo

Oggi si è tenuta l’assemblea dei lavoratori dello spettacolo. In tanti connessi online per analizzare il complicato contesto che il settore culturale culturale vive e per strutturare proposte concrete per provare a scrivere una storia di ripartenza della filiera.

La crescita del nostro Paese non può prescindere dalla produzione di contenuti e dal sostegno a progettualità di stampa artistico/culturale. Sarà importante trovare gli strumenti adeguati per far fronte ad una sfida che non possiamo considerare periferica rispetto alla discussione generale sulla ripartenza dei nostri territori.

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Case popolari Noicattaro: ignorare i sindacati è fatto grave!

Ignorare i sindacati è un fatto grave. Protagonista di questo inqualificabile atteggiamento, il sindaco di Noicattaro, che ha rifiutato di incontrare la Cgil in difesa di quei cittadini che più volte lo avevano interpellato per capirci di più sulle graduatorie provvisorie per l’assegnazione delle case di edilizia popolare. Il Segretario della Cgil di Noicattaro Michele Favia, si è fatto portavoce delle istanze degli assegnatari degli alloggi e ha inoltrato i primi di agosto una richiesta di incontro al primo cittadino a cui però è seguito il silenzio. Dopo un mese circa di attesa di chiarimenti mai avuti, la Cgil di Noicattaro ha organizzato un sit-in, dandone comunicazione a Palazzo di città, ma la pec misteriosamente pare sia arrivata solo alla vigilia della protesta. Il sindaco, intervenuto al sit-in ha ribadito ai manifestanti la sua contrarietà a voler parlare con il sindacato che a suo dire merita solo di essere ignorato. Come segretaria della Cgil di Bari, non posso che essere solidale al compagno Favia che incurante di questo atteggiamento del sindaco, continua a schierarsi dalla parte dei deboli e a difendere i diritti dei cittadini di Noicattaro. Gigia Bucci – Segretario generale CGIL Bari